L'allenatore impazzisce quando i genitori fanno una di queste cose

L'allenatore impazzisce quando i genitori fanno una di queste cose

Ed ecco invece, dopo il post I genitori impazziscono quando l'allenatore fa una di queste cose, come è l'allenatore a impazzire quando sono i genitori a fare determinate cose!

di Wayne Goldsmith

Un carissimo amico e gigante del mondo del nuoto ha un modo di dire:

“La mia idea di paradiso dell'allenatore è di avere a disposizione un impianto da 10 corsie con palestra incorporata e centro di riabilitazione, costruito proprio accanto al più grandfe orfanatrofio del mondo.” (ndt: un po' macabra)

Ora mi chiedo, come mai un allenatore con referenze come medaglia d'oro Olimpica, campione e recordman del mondo percepisca il problema di lavorare con i genitori dei propri atleti?

Dovrebbe essere piuttosto chiaro: l'allenatore allena, il nuotatore nuota e il genitore genitoreggia. Alla fine non è così complicato. Non è certo una tesi di termodinamica – sono solo tre gruppi che si alleano per raggiungere un obiettivo comune - aiutare i nuotatori a raggiungere il loro pieno potenziale.

È per questo che molti allenatori ti diranno che il loro grande problema -la più grande sfida del proprio lavoro - non è trovare spazi acqua o atleti di talento: è lavorare con genitori difficili e, spesso, poco costruttivi

Ecco qualche ragione che potrebbe spiegare questo rapporto e aiutare a risolverlo:

1. Lo faccio per il mio bambino.

La sicurezza di sé è l'ingrediente essenziale in tutte le storie di nuoto di successo. La sicurezza viene dalla conoscenza, ossia dal sapere che puoi farcela. I genitori pensano sinceramente di essere d'aiuto occupandosi delle piccole cose che sarebbero compito dei nuotatori stessi (preparare lo zaino per la'llenamento, svuotarglielo una volta tornati a casa, portarglielo assieme alle bottiglie d'acqua e integratori, etc. È esattamente l'opposto. In questo modo si creano dei nuotatori dipendenti invece di individui indipendenti. Il tutto non contribuisce certo a creare persone sicure e che credono in sé (cosa in parte essenziale per avere un nuotatore di successo).

2. Dare delle dritte sulla tecnica al figlio.

Gli allenatori aiutano i nuotatori a sviluppare cose come abilità fisiche, tecniche, virate, tuffi, partenze, arrivi - tutte 'ste cose. I genitori aiutano i figli a imparare i valori positivi e i tratti caratteriali che li  sosterranno durante tutta la vita. Se ognuno si concentra sul fare la propria parte tutti vincolo: specialmente il nuotatore.

3. Ascoltare altri genitori parlare di questioni di tecnica.

Questa è una cosa che davvero gli allenatori trovano fastidiosa, tipo: “Il mio amico Gianni dice che suo figlio nell'altro corso fa un sacco di dorso in più, perché non facciamo anche noi più dorso?". Gli allenatori si formano per anni per essere in grado di scrivere programmi di allenamento coerenti che possano migliorare le capacità tecniche dei ragazzi e creare un ambiente che renda efficace l'allenamento. A meno che Gianni o il suo amico non abbiano la stessa professionalità, esperienza e conoscenza dell'allenatore è molto improbabile che le loro opinioni siano valide come quelle del coach.

Sedere sugli spalti e guardare un gruppo di nuotatori che si allena per poi pretendere di fare supposizioni su come andrebbero allenati tutti i nuotatori è piuttosto assurdo ed è incredibile che continui ad accadere.

4. Pettegolezzi.

Uno dei motivi per cui in moltissime piscine del mondo i genitori sono banditi dall'allenamento: Gossip. L'allenatore odia il gruppetto di genitori che si mette a paragonare la tecnica a stile di Marco con quella di Rebecca e poi magari critica lo stesso allenatore perché i suddetti nuotatori non hanno la velocità di Phelps anche se hanno 6 anni e si allenano una volta al mese.

Un consiglio ai genitori: avete un problema con l'allenatore= Andate alla fonte e parlate direttamente con l'allenatore!

5. Parlare solo di nuoto con i propri figli.

Tutti amiamo questo sport ma... è solo uno sport. Ci sono film, arte, musica, politica, letteratura, altri sport, il mondo è pieno di esperienze che un bambino deve fare e godere appieno. Concentrarsi troppo e solo sul nuoto aumenta esponenzialmente la possibilità che il ragazzo si stufi e abbandoni questo sport nell'adolescenza. Questa epidemia di ritiro dell'adolescente dal nuoto va prevenuta ed interrotta.

6. Aspettarsi un record personale ogni volta che il figlio nuota.

Nessuno nuota il proprio record personale ad ogni allenamento. Nessuno. Rileggete questa riga dieci volte. Nessuno. L'allenatore rabbrividisce quando i genitori si avicinano chiedendo “Stefania non ha fatto il suo personale oggi a Farfalla, come mai? Che c'è che non va?". Il ragazzo può aver fatto di tutto, incluso lezioni di piano e una valanga di compiti, ma siccome non fa un personale in allenamento dev'esserci un problema?

7. Chiedere di accelerare i progressi.

Gli allenatori progettano e sviluppano il proprio programma di allenamento accuratamente utilizzando tutta la loro esperienza. Questo percorso di sviluppo a lungo termine è lo stesso che troviamo nella scuola per cui si inizia da addizioni e sottrazioni e mano a mano, quando il ragazzo è maturo per questo, si arriva alla trigonometria. I genitori che cercano di forzare l'allenatore ad accelerare questo processo, e spingono i loro ragazzi a fare qualcosa per cui non sono pronti, non stanno aiutando i loro figli (né l'allenatore).

8. Dare indicazioni per la gara ai figli.

Non fatelo. Non c'è bisogno di dilungarsi su questo, spero. Solo, non fatelo.

9. Trattare i figli in maniera diversa a seconda dei risultati di gara.

Questo accade molto spesso e per qualche ragione molti genitori non lo capiscono. Il bimbo vince - lo ami con tutto il cuore. Il bimbo perde - lo ami con tutto il cuore. Il bimbo fa il suo record personale per 4 volte di seguito - lo ami e lo supporti incondizionatamente. Il bimbo non fa il suo record personale per 6 mesi  - lo ami e lo supporti incondizionatamente. Quanto tuo figlio nuota veloce ovviamente non dovrebbe influire su come lo tratti, sia in pubblico che a casa. Può sembrare un'ovvietà ma ne ho visti troppi di genitori così.

10. Cercare di parlare all'allenatore che sta allenando sul piano vasca.

C'è una ragione percui questa cosa agli allenatori non piace. La sicurezza. Se un allenatore si distrae  per parlare con un genitore e succede qualcosa la responsabilità sarà dell'allenatore. Se sei un genitore pensa sempre che quando parli con l'allenatore che allena metti in pericolo anche il tuo nuotatore.

Quando gli allenatori, i nuotatori e i genitori dei nuotatori lavorano assieme come partner – al 100% concentrati ad aiutare il figlio a realizzare il proprio potenziale – sono possibili cose incredibili. Anzi, più che possibili: INEVITABILI.

Un programma di squadra positivo e costruttivo è possibile quando si lavora tutti insieme onestamente e con rispetto.

Leggi anche L’arte di essere genitore di un nuotatore su Nuoto on line.

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